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Sul finire del Cinquecento le grottesche registrarono una tangibile riforma dello stile. Questo genere decorativo era infatti stato per decenni oggetto di discussione da parte di umanisti e artisti, al fine di sondarne l'ammissibilità e collocarlo nei più ampi schemi della pittura moderna. Il libro accresce l'apparato di fonti a riguardo, pubblicando un nucleo epistolografico inedito proveniente dal circolo di Gabriele Paleotti e conservato a Bologna presso l'Archivio Isolani e la Biblioteca Universitaria: tra le voci più significative, Ulisse Aldrovandi, Pirro Ligorio ed Egnazio Danti. Di qui si schiudono ulteriori dinamiche sviluppatesi nel tardo Rinascimento circa queste pitture.